In un giorno di maggio del 2009 iniziò la mia attività da corridore. Mi svegliai presto, non riuscivo a dormire per colpa di una tensione che mi assaliva sotto traccia e in maniera continua. Mi trovavo nella mia casa sul lago maggiore, nel pomeriggio sarei sceso a Milano, avevo la profonda necessità di incontrare i miei amici. Nello stesso tempo però sarei voluto fuggire lontano da tutto, soprattutto dalla ragazza che amavo. Il problema era molto semplice: a lei di me non importava e io per questo mi tormentavo in modo paranoico. Non mi interessava quasi nulla di ciò che facevo. Conducevo un’esistenza da semipoeta maledetto, fatta di serate, alcool, sigarette, libri e film visti e letti a metà. Ora, quando ripenso a quella situazione, il rimpianto mi assale, quegli anni dorati buttati nel cesso, non me lo perdonerò mai. Fatto sta che, pieno di angoscia, andai fuori in giardino. Era una giornata stupenda, il cielo era blu e spazzato da tutte le nubi, tanto azzurro che quasi sembrava impossibile che delle nuvole potessero esistere. Nella notte appena trascorsa c’era stato un forte temporale e per questo motivo tutto appariva ancor più magnificamente lucente. L’erba dei campi intorno alla mia casa brillava, il mondo sembrava letteralmente verdeggiare. Fu in quel preciso momento che mi rasserenai. Un’idea istintiva mi stava assalendo, anzi mi assalì proprio. “Esco a correre!”, pensai. Era ormai da più di un anno che non facevo nessuna attività fisica, da quando avevo chiuso con il calcio. Bevvi un caffè, mangiai una mela, infilai un paio di adidas malandate (a quel tempo non avevo ancora le scarpe da corsa ovviamente), un paio di pantaloncini ed eccomi in strada. Ricordo tutto distintamente: l’odore dellla terra del sentiero che portava in campagna, il luccicare del lago argentato in lontananza e la piacevolezza dell’aria fresca del mattino sul mio viso. Non corsi a lungo, non ero allenato, ma fu bellissimo. La mia vita in quel momento cambiò profondamente. Mentre correvo mi venne in mentre una frase in inglese riferita a me stesso “Clean the body to clean the soul!”. Da quel giorno non ho mai smesso di correre, ho percorso distanze diverse, in luoghi differenti. Correre è diventato una sorta di rituale, è un modo per lavare via le sozzure del corpo e per ritrovare il mio equilibrio. Una ricerca della pace dell’anima. Tutto iniziò una mattina di quattro anni fa che non dimenticherò mai. Di quel giorno è rimasto il ricordo del dolore e della sofferenza che provavo in quel periodo della mia vita, a causa della mia stupidità, ma è rimasta anche la fiducia nella possibilità di ribaltare questo dolore e questa sofferenza in qualcosa di migliore. Da parecchio tempo ho smesso di amare quella ragazza, ma non ho più smesso di amare la corsa: Clean the body to clean the soul.